Il 15 Agosto, in Italia si festeggia Ferragosto, o la festa cattolica dell’Assunzione di Maria Vergine, ma sono in pochi a conoscere le origini pagane di questa festa.
Nel 27 a.C. l’imperatore Ottaviano fu proclamato Augusto, questo titolo è una traduzione latina del termine Sebastòs, ovvero “venerabile” o “rispettabile”, titolo che in Oriente si utilizzava per indicare la divinità , ed infatti, nelle province orientali, il titolo dell’imperatore assumeva una connotazione mistica.
Inoltre, il termine Augusto deriva dalla parola auges-, che significa “accrescere”, che a sua volta deriva dal termine vedico ójas che significa “il culmine della forza”, un riferimento al fatto che l’imperatore è colui che accresce la ricchezza e la forza dello stato.
Poichè nel mese di Agosto cadevano molte festività religiose romane, l’imperatore decise di unificarle, dichiarando tutto il mese di Agosto “Feriae Augusti”.
La parola Feriae indica un periodo dell’anno in cui le persone sono esonerate dalle attività profane, per dedicarsi al proprio culto.
Tra il 15 ed il 21 Agosto si festeggiava Consus, Dio delle messi, del raccolto immagazzinato (da cui il verbo condere).
Poichè egli era una divinità della terra, a lui era consacrato un tempio ipogeo, con un altare sotterraneo posto nella Valle del Circo, ai piedi del Palatino, in cui veniva fatta entrare la luce solo nel periodo dei Consualia (in Agosto e a Dicembre, quando cadeva nuovamente la sua festa).
Precedentemente a Consus, nello stesso periodo veniva celebrata la Dea Madre Consiva (Detta anche Opi o Ops o Openconsiva).
Come tutte le dee madri, ella fece un figlio pur rimanendo vergine (da qui infatti venne in seguito assimilata alla figura della Madonna cristiana).
Adorata come Dea della vegetazione, il suo posto venne poi usurpato dal Dio, ma il suo culto sopravvisse e le furono dedicati due santuari: uno del Foro e uno nel Campidoglio e la sua festa veniva celebrata il 25 Agosto.
I NEMORALIA:
Una delle più importanti festività avveniva tra il 13 ed il 15 Agosto in onore della Dea Diana.
Diana era una Dea molto importante, non tanto nella città di Roma ma principalmente nelle campagne e nel Lazio; qui la Dea veniva venerata come Dea del bosco, delle fonti sacre e protettrice dei campi coltivati, ma soprattutto veniva associata alle magia ed era la Dea delle erbe selvatiche, sia quelle commestibili che quelle medicinali. Le donne che si dedicavano allo studio delle erbe, protrassero il suo culto per 1000 anni, anche dopo la proibizione dei culti pagani, e per questo motivo molte di loro vennero bruciate sul rogo.
Lake of Nemi. |
Il nome della Dea è formato dall’aggettivo dÄ«us, che è incorporato in molti nomi divini romani, significa “lo spazio celeste”.
Il primo santuario dedicato alla Dea si trovava ad Ariccia, sulla riva di un lago di montagna, il lago di Nemi (dal latino nemus, sacro bosco, difinito dai poeti come speculum Dianae, lo specchio di Diana.) in un bosco al quale la Dea doveva il suo nome consueto “Diana Nemorensis”, dal quale a sua volte deriva il nome della festività “Nemoralia”. In seguito il culto ufficiale fu istituito sull’Aventino.
Con il passare del tempo e a causa l’influenza della religione ellenica, la figura di Diana fu assimilata a quella di Artemide, arricchendosi di tutta la complessa natura della Dea vergine greca, che esercitava il suo potere di protezioni sulle partorienti e sulla nascita dei bambini.
Durante i Nemoralia, le donne, sia coloro che appartenevano alla nobiltà che le schiave, si preparavano lavandosi accuratamente nelle acque del lago ed acconciandosi i capelli, decorandoli con dei fiori, si recavano quindi nel bosco in processione con torce e candele accese, in segno di riconoscenza per i servizi che la Dea rendeva loro.
Le classiche offerte alla Dea includevano preghiere scritte su dei nastri legati ad altari o alberi, piccole effigi in terracotta o di pane raffiguranti parti del corpo che necessitavano di cure, oppure piccole immagini di madri con figli, o ancora piccole statue di raffiguranti cervi ma anche danze, poesie e canzoni.
Difatti, gli scavi archeologici nella zona di culto hanno portato alla luce degli ex-voto dal significato indubbio: icone in terracotta rappresentanti organi sessuali a simboleggiare la procreazione, donne incinte e madri con i lattanti.
Nello stesso bosco si trovava una fonte sacra, la quale celava una ninfa chiamata Egeria, il cui nome si riferisce alla liberazione delle partorienti. Qui le donne gravide venivano ad offrire sacrifici per assicurarsi un parto facile e la protezione della Dea.
Ovidio nei “Fasti” descrisse per la prima volta questa festività :
“Nella valle Arriciana, c'è un lago circondato da foreste ombrose, ritenuto sacro da una religione dei tempi antichi. Su una lunga staccionata appendono molti pezzi di filo intrecciato, e molte tavolette sono collocate lì come regali riconoscenti alla Dea. Spesso una donna alle cui preghiere Diana ha risposto, con una corona di fiori a cingerle la testa, cammina da Roma portando una torcia accesa.”
Le festività dedicate a Diana furono le più difficili da estirpare e da sostituire col cristianesimo, poichè Diana rappresentava la Dea dei pagus, del popolo dei villaggi (termine dal quale deriva la parola paganesimo), la quale liberava il mondo dalle inguistizie e dalle malattie.
Con la venuta del Cristianesimo, le festività pagane vennerò abolite e la gente iniziò ad attribuire queste qualità alla Vergine Maria.
Silvarum patrona et domina, Diana es.
♄Unornya
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