venerdì 24 agosto 2018

Caereris Mundus Patet - Il Culto dei Morti nella Tradizione Romana.


Il Caereris Mundus fa parte di una delle tradizioni più oscure del paganesimo italico.
Questo rituale appartiene alla religione romana arcaica, ma si ritiene che la sua origine sia di matrice ancora precedente, ovvero appartenente alla religione etrusca.



Poichè, nella civiltà etrusca, le città erano costruite secondo alcuni dettami di geometria sacra, il mundus solitamente veniva costruito esattamente al centro dei due assi della città, che i romani avrebbero in seguito denominato Cardo (Nord-Sud) e Decumano (Est-Ovest), come in una sorta di Axis Mundi.

Si trattava di una fossa così profonda da fungere come legame tra il mondo dei vivi e quello dei morti, un tempio dedicato alle divinità infere e celestiali, dove venivano svolti riti augurali per ingraziarsi sia le divinità del cosmo che quelle dell’oltretomba.

In particolare, questo tempio veniva consacrato alla Dea Cerere; divinità legata alla fertilità della terra ed alla coltivazione dei campi (il suo nome infatti deriva dal suffisso -ker che significa “il principio di crescita”), che venne assimilata in seguito alla Dea Demetra. Poichè la terra non contiene solamente i semi del raccolto, ma è anche il luogo dove vengono inumati i corpi dei defunti, Cerere veniva considerata anche una divinità ctonia dell’oltretomba.

La fossa veniva lastricata e resa di forma sferica, in modo da richiamare la forma del globo terrestre e della volta celeste, così facendo si ricreava un vero e proprio mondo sotterraneo, con un preciso centro di gravità in perfetto equilibrio, attorno al quale si sviluppava la città.

Il Mundus restava sigillato, chiuso dalla lapis manalis, ovvero una pietra sacra agli spiriti, e veniva aperto solamente tre volte l’anno: il 24 Agosto, il 5 Ottobre e l’8 Novembre, giorni denominati con la dicitura Mundus Patet.
Questo tipo di rituale aveva carattere purificatorio, in quanto avveniva giusto prima delle feste importanti come i Saturnali e il Sol Invictus. Dalla radice “mundus” deriva infatti la parola “mondare, purificare”.


Questi giorni venivano definiti Dies Religiosi, ed ogni attività pubblica veniva sospesa, lasciando gli spiriti dei morti, gli dei mani (manes), girare liberamente sul nostro piano terrestre.

Secondo il funzionario romano Macrobio, l’apertura del mundus sarebbe stato un momento delicato e potenzialmente pericoloso, non tanto per il timore che i morti invadessero la terra, ma per il pericolo che l’oltretomba stesso attirasse i vivi. Per questo motivo, in questi giorni, venivano sospese tutte le attività riguardanti l’esercito e la guerra.
In questi giorni si poteva entrare in contatto con le divinità infere ed offrire loro i frutti della terra, sacrifici animali o tavolette di argilla sulle quali venivano scritte formule o richieste.

GLI SPIRITI DELL’OLTRETOMBA ROMANO.

Secondo la religione romana, a seconda del comportamento in vita della persona, il suo spirito avrebbe avuto un destino diverso.

Mani:
Il loro nome deriva dal latino manes e significa “benevolenti”, si tratta degli spiriti dei defunti che ancora non hanno trovato una qualificazione, a loro venivano offerti principalmente beni di origine alimentare, come pane e vino.

Lari:
Il loro nome deriva dal latino lares che indica il focolare domestico.
I Lari sono gli spiriti degli antenati che vegliano sul buon andamento della famiglia e proteggono le proprietà e le persone della loro famiglia di origine. A loro veniva dedicata una nicchia nella domus, in cui venivano deposte delle statuette con le sembianze del caro estinto, che venivano onorate con offerte e dedicando ad essi delle fiamme.

Larvae o Manie:
Coloro che in vita conducevano un’esistenza malvagia, divenivano Larvae o Manie, spiriti maligni che tormentavano i vivi e anche i Lari Familiares.
Venivano raffigurati con le sembianze di morti viventi, cadaveri scheletrici che portavano alla follia (manie) o succhiavano le energie (larvae) delle persone che decidevano di tormentare.

DAL CULTO DELL’OLTRETOMBA AL GIORNO DEI MORTI CRISTIANO.


Quando il cristianesimo prese il dominio sui culti dell’antica roma, che vennero resi illegali, lo zoccolo duro del paganesimo, nelle campagne, proseguiva con l’adorazione delle antiche divinità e degli antichi culti misterici.

La consapevolezza del rapporto tra natura, spiriti e divinità dei pagani fu arduo da debellare per i cristiani, che offrivano loro solamente dei dogmi in cui credere ciecamente, senza spiegazioni razionali.

Le sacerdotesse di Diana e di Cerere solevano deporre dei dolci sugli altari delle divinità ctonie per attirare gli spiriti dei defunti e per dare loro sostentamento. Nella tradizione romana, si credeva che, dietro ai normali accadimenti naturali, vi fosse una sorta di mondo invisibile che li governava.
Ad esempio, la Dea Diana veniva definita Trina, poichè ella dava la vita, le permetteva di crescere e poi la accompagnava alla fine, per questo motivo veniva rappresentata spesso con tre teste.

Con lo scopo di predominare su questi antichi culti, i cristiani si appropriarono del termine trino per quanto riguarda la trinità, padre, figlio e spirito santo, e spostarono il culto dei morti, che all’epoca veniva festeggiato a maggio, in autunno inoltrato, a fine ottobre, quando le campagne erano ormai deserte e le colture erano terminate.

Da qui, si arrivò al giorno dei morti odierno, che si festeggia in chiesa il 2 Novembre, completamente snaturato dal cristianesimo rispetto ai culti tradizionali; difatti abbiamo perso quella tranquillità e quella consapevolezza che avevano le antiche sacerdotesse della Dea mentre richiamavano i morti, lasciando lo spazio, non più ad una richieste di protezione ai nostri antenati, ma ad una terribile paura ed al timore degli spiriti, sentimenti immotivati ma che ci sono stati inculcati solamente per dare ulteriore potere alla chiesa.

Unornya

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Fonti:
Georges Dumézil, La Religione Romana Arcaica, Miti, Leggende, Realtà, 2017.

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