Nel 1996 potevamo ammirare sul grande schermo una bellissima e conturbante Salma Hayek, vestita da divinità precolombiana, danzare avviluppata tra le spire di un boa albino sul palcoscenico di uno strip club ai confini della realtà. Un club dove si commettevano le peggiori atrocità, uscite dalla penna verace di Quentin Tarantino e dirette dall'occhio vigile di Robert Rodriguez.
Ma se vi dicessi che, in un villaggio dimenticato del Messico, vi son state davvero delle vicissitudini degne dei migliori film Pulp di Tarantino & Rodriguez?
Siamo ben lontani dalla “spooky season”, ma - complice l’influenza celeste del Toro ed un Beltane appena passato, questa notte voglio raccontarvi una vicenda dove si mescolano lussuria, sete di potere e riti sanguinari. Allacciate la cintura, si vola oltreoceano.
**Leggi qui il nostro articolo su Beltane.
Precisamente, ci troviamo nel sonnolento paese di Yerba Buena - negli anni ‘60.
Un villaggio che si presta ad essere il palcoscenico perfetto per la storia che vi andremo a raccontare. Privo di strutture basilari quali scuole, farmacie o chiese, consisteva principalmente in fattorie e vasti campi di fagioli e mais - coltivati dai suoi abitanti, una cinquantina di anime per lo più illiterate. Yerba Buena era il classico centro rurale che vedeva trascorrere tutti i suoi giorni scanditi dagli stessi ritmi, da tempi immemorabili. Un equilibrio immutabile che venne rivoluzionato dall’arrivo dei fratelli Hernández.
Non è chiaro come i fratelli Hernández siano giunti in questo angolo sperduto di Tamaulipas, sappiamo solo che erano personaggi ben noti alle forze dell’ordine: forse in cerca di un luogo dove tenere un profilo basso e sfuggire all’occhio vigile della legge, Santos e Cayetano non resistettero comunque alla tentazione di raggirare l’ingenua popolazione locale.
Fingendo di essere discendenti degli Inca e tra gli ultimi sacerdoti della loro religione perduta (nonostante fossimo in Messico), gli Hernández promisero infinite ricchezze agli abitanti di Yerba Buena: si vociferava vi fossero tesori perduti tra le caverne della Sierra Madre, la catena montuosa a cui piedi sorgeva il villaggio. Bastava solamente seguire le loro istruzioni per far avverare la profezia, far ritornare gli Dei e godere di infinite ricchezze. Semplice, no?
In poco tempo, i fratelli diventarono da semplici truffatori di bassa lega a veneratissimi guru dal lignaggio antico: dopo aver condotto rituali a base di sostanze psicoattive (principalmente cannabis e peyote) e sacrifici animali in onore della dea azteca Coatlicue, iniziarono a chiedere un compenso in denaro ed offerte in libagioni.
Chiaramente, la popolazione di Yerba Buena non era molto abbiente per cui presto le donazioni in denaro non furono sufficienti per soddisfare la sete di potere degli Hernández. I fratelli, quindi, cominciarono ad esigere retribuzioni in atti di schiavitù a tutti gli effetti, con un occhio rivolto specialmente alle giovani del villaggio. Una volta soddisfatte le loro perversioni, vendevano le giovani ai trafficanti di prostitute nelle città di confine dove nessuno le avrebbe più rintracciate.
Per quanto gli abitanti fossero ingenui e non istruiti, iniziarono a domandarsi come mai - nonostante le libagioni, il denaro ed i rituali propiziatori - l’oro degli Inca non si trovasse come promesso. Gli Hernández così dovettero aggiustare il tiro.
Anche prima di incontrare gli Hernández, Magdalena Solís non viveva una vita facile: costretta a prostituirsi sin dalla tenera età ai servizi del fratello Eleazar, si districava tra la strada e truffe in cui fingeva di essere una medium e cartomante. Giovane, bella, disinibita e familiare con il soprannaturale, era la persona perfetta per impersonare la Dea Coatlicue: lei ed il fratello vennero ingaggiati dagli Hernández in qualità della reincarnazione della Dea e del suo fido sacerdote.
Una sera, i fratelli Hernández diedero appuntamento agli abitanti nelle grotte sovrastanti il villaggio: finalmente, la lunga attesa era finita ed il divino aveva risposto alle loro preghiere. Durante uno dei loro rituali, fecero apparire Magdalena dietro una cortina di fumo - in veste della reincarnazione di Coatlicue, lasciando i presenti senza fiato. Quello che però i fratelli Hernández non avevano calcolato nei loro schemi, era la psicosi sanguinaria di Magdalena - coadiuvata dall’utilizzo smodato di cannabis e peyote, la quale si convinse di essere realmente la reincarnazione della Dea.
Coatlicue, per altro, non era una dea qualsiasi: dea della fertilità e della morte; veniva spesso rappresentata con due serpenti al posto della testa mozzata, poderosi artigli a mani e piedi per lacerare i corpi dei defunti ed indossante solamente una collana di teschi, mani e cuori umani ed una gonna di serpenti - lasciando scoperti i seni, sgonfi e flaccidi da innumerevoli gravidanze. E come Coatlicue, anche Magdalena necessitava sangue per essere placata: rubando il palcoscenico agli Hernández, cominciò a condurre rituali ancora più depravati, dove gli astanti vennero costretti a consumare peyote, bere sangue di animali sacrificali e lanciarsi in orge sfrenate. Se qualcuno osava opporsi al regime sanguinario della sacerdotessa, veniva ucciso come vittima sacrificale dai propri concittadini. Presa dalla frenesia e dal delirio mistico, la Solís usava estrarre i cuori ancora pulsanti delle sue vittime - per poi berne il sangue mescolato a sostanze stupefacenti, in calici rituali.
E fu durante uno di questi cruenti rituali che il giovane Sebastian Guerrero si imbatté nel regno di sangue di Magdalena Solís. Gironzolando senza meta per la Sierra Madre, fu attratto da delle urla provenienti da una grotta: incuriosito, si avvicinò e vide la donna estrarre un cuore pulsante da un corpo umano,berne il sangue con gli astanti e lanciarsi in un’orgia selvaggia. Sconvolto, Sebastian corse per 15 km per raggiungere Villagrán e la stazione di polizia più vicina - dove raccontò di “vampiri che bevevano sangue umano”. Nonostante lo scherno dei poliziotti, l'ufficiale Luis Martínez decise di seguire il ragazzo ed accertarsi dell’accaduto. Non vedendo né Guerrero né Martínez fare ritorno, le forze dell’ordine decisero a sua volta di indagare ma non furono pronti a quello che si presentò ai loro occhi.
I fratelli Solís vennero trovati in una delle fattorie insieme a Santos Hernández, in uno stato alterato di coscienza. Quest'ultimo, venne ucciso dalle forze di polizia mentre cercava di fuggire. Cayetano Hernández, invece, si scoprì che era già morto da qualche tempo - assassinato da un abitante di Yerba Buena.
Nei casolari circostanti e nelle grotte, rinvennero diversi corpi mutilati - tra cui, anche quelli di Guerrero e Martinez. Gli abitanti del villaggio, vedendo la polizia arrestare la loro dea, innescarono una vera e propria rivolta armata. I sopravvissuti, vennero arrestati e presentati a giudizio.
A processo, non disposero mai contro Magdalena ed il fratello Eleazar - forse intimoriti dal giudizio divino di Coatlicue o troppo traumatizzati dall'accaduto. I due fratelli, nonostante i suprusi inflitti agli abitanti del villaggio, vennero condannati solamente a 30 anni di carcere per l’assassinio di Martinez e Guerrero. In tutti questi anni, non e’ chiaro che fine abbia fatto la Solís - la sacerdotessa di sangue, ma secondo alcune fonti pare sia morta in carcere prima del rilascio.
Questa storia, come raccontata dai media, può solleticare quel senso di disagio ed occulto che tutti noi bramiamo: morte, sesso, droghe rituali e divinità sanguinarie. Però vorrei andare un po' più a fondo, con voi, senza limitarmi a questa superficiale visione per quanto possa essere una tentazione; è molto facile cadere nel trope “culti satanici e droga”, specie in un cattolicissimo Messico degli anni 60. Ma vediamo un attimo i vari elementi, che sono stati menzionati nei fatti di cronaca.
LA DEA COATLICUE
Una delle dee principali del pantheon azteco, come menzionato sopra, era raffigurata con un aspetto a dir poco temibile. Relegarla solamente a divinità assetata di sangue, sarebbe un grandissimo torto ed errore grossolano: come tante antiche divinità femminili, era una dea ambivalente. Se da una parte necessitava di sacrifici umani (di cui era ghiotta) in qualità di Tzitzimītl, dall'altra era una divinità legata alla fertilità. Per i popoli antichi (ed ancora oggi , al di fuori dell’abramitico Occidente), vita e morte erano due facce della stessa medaglia - un aspetto che purtroppo oggi tendiamo ad ignorare nella nostra società tanatofobica.
Infatti, come accennato sopra, Coatlicue veniva raffigurata normalmente con i seni sgonfi per l'allattamento: secondo la mitologia azteca, ella era responsabile di mantenere in ordine il tempio in cima alla montagna sacra Coatepec (la “Montagna dei Serpenti”). Vedendo una misteriosa palla di piume cadere dal cielo e posarsi sul pavimento, la raccolse mettendola nella cinta della gonna e rimanendovi miracolosamente gravida.
La figlia Coyolxauhqui (la dea della Luna), adirata da questa scoperta, decise di dichiarare guerra alla madre insieme ai suoi quattrocento fratelli, i Centzonhuītznāhua (rappresentanti le stelle del firmamento). Una volta decapitata la madre - , Huitzilopochtli (il dio della guerra e del Sole)uscì dal suo ventre armato e combatté contro i suoi fratelli e sorella in una lunga e sanguinosa battaglia.
Con l'invasione spagnola di Cortés, Coatlicue perse definitivamente la sua multidimensionalità con il sincretismo con l'amatissima Vergine di Guadalupe, reminescenza di memorie antiche e divino femminile ancestrale - in un luogo unico come il Messico, dove sacro e profano si susseguono nella vita di tutti i giorni. Nel corso dei secoli, il leggendario tempio di Coatepec venne sostituito con una cattedrale nell’immaginario della popolazione locale rimpiazzando e, allo stesso tempo, assimilando con rinnovato vigore gli echi di un impero caduto ed antichi culti della terra.
L'USO DI SOSTANZE PSICOTROPE
Anche qua, si potrebbe cadere nel classico cliché delle droghe cattive - ma in realtà si dovrebbe parlare di COME queste sostanze possano essere utilizzate, soprattutto quando si parla di piante di potere antichissime come il peyote e la cannabis. Usate per migliaia di anni a scopo rituale, solo di recente sono state (ri)scoperte ad uso terapeutico anche in Occidente: infatti non solo sono potentissimi alleati spirituali, ma anche presentano numerose proprietà curative.
La cannabis, fortunatamente ormai legalizzata o decriminalizzata in tantissimi paesi, viene spesso usata per alleviare i sintomi di malattie terminali, dolori neuropatici, cronici e talvolta per alleviare sintomi di alcune neurodivergenze - sia nella sua forma con THC che nella sua forma con CBD (i due principali cannabinoidi trovati nella pianta). Il principio attivo del peyote (la mescalina), invece, è una delle tante sostanze al centro del rinascimento psichedelico degli ultimi anni - insieme alle più famose psilocibina (magic mushroom), acido lisergico (LSD) e Dimetiltriptammina o DMT (ayahuasca).
Studi dimostrano che, queste piante di potere, possono essere alleati preziosissimi nel creare nuovi percorsi neurali e nell’elaborare traumi complessi in psicoterapia. Per quanto queste sostanze non siano adatte a tutti (checché gli influencers spirituali dicano il contrario, in certi individui possono scatenare psicosi ed accelerare l'esordio di patologie come la schizofrenia), è innegabile siano state demonizzate soprattutto a scopo politico (come la War on Drugs). Nonostante i promettenti risultati negli anni ‘50 nel campo della ricerca psichedelica (con più di 1000 studi clinici pubblicati), negli anni ‘70 vennero completamente vietati a causa dell’uso ricreativo nelle controculture giovanili; purtroppo chiudendo la porta per oltre 30 anni alla ricerca scientifica e centinaia di anni di uso spirituale, rendendo di fatto illegale la natura stessa e la storia dell’uomo. Che si tratti di uso spirituale, terapeutico, ricreativo (o tutte e tre le cose), la cosa importante e’ assumerle in un contesto safe dove ci si sente a proprio agio e con piena consapevolezza di eventuali effetti collaterali - in quanto si tratta comunque di spiriti antichi ed alleati di potere.
IN CONCLUSIONE
Prima di arrivare a giudicare gli avvenimenti di Yerba Buena, sia per quanto riguarda l'ingenuità dei suoi abitanti che la sanguinaria Solís, dobbiamo un attimo soffermarci sul quadro socio-culturale del Messico rurale degli anni 60; un paese afflitto da un passato coloniale e da sempre paese di confine tra il Sud America e gli USA con i loro corrispettivi contrabbandi.
Quando diritti inalienabili vengono a mancare, come l’istruzione e salvezza e comfort per le proprie famiglie, non dobbiamo stupirci se un villaggio intero si trovò ad accettare di buona lena di effettuare delitti così efferati, con la promessa di ottenere ricchezze smisurate promesse da una sedicente dea azteca.
Ovviamente non vogliamo giustificare le atrocità commesse da Magdalena; ma credo comunque si debba parlare di come questi elementi (le sostanze psicotrope ed il delirio mistico che ne derivò) possano essere stati comburenti per scatenare una psicosi di massa nel popolo di Yerba Buena ed in questa giovane donna - in seguito ad una vita in balia di eventi traumatici sin dalla tenera età. Come spesse volte in casi come questi, si parla di persone disperate ed ostracizzate dalla società: non risulta difficile immaginare come una mente possa incrinarsi a tal punto; inoltre, come accennato sopra, l’uso smodato di sostanze stupefacenti può causare - se fatto in maniera errata - danni psicologici importanti.
Ovviamente, qui ci troviamo in un caso limite: la stragrande maggioranza di vittime di abusi non diventano mostri sanguinari; ma se pensiamo che questi avvenimenti di violenza sistemica siano cose del passato ci sbagliamo di grosso. Al giorno d’oggi, vi sono mostri ben più sanguinari e spaventosi di Magdalena Solís: mostri che non si nascondono nelle frange più isolate della società, ma agiscono vestiti in giacca e cravatta, da poltrone di pelle mentre giustificano il genocidio di popoli interi nascondendosi dietro le banche dei potenti.
Sono questi i mostri da cui dobbiamo guardarci, quelli più pericolosi e letali. Mostri che, in nome di ideali ed interesse economico, creano e mantengono una società dove non c’e spazio per gli indesiderabili, per il diverso, tra l’indifferenza totale della gente e dei governi.