sabato 18 maggio 2024

La Grande Sacerdotessa di Sangue

Nel 1996 potevamo ammirare sul grande schermo una bellissima e conturbante Salma Hayek, vestita da divinità precolombiana, danzare avviluppata tra le spire di un boa albino sul palcoscenico di uno strip club ai confini della realtà. Un club dove si commettevano le peggiori atrocità, uscite dalla penna verace di Quentin Tarantino e dirette dall'occhio vigile di Robert Rodriguez.

Ma se vi dicessi che, in un villaggio dimenticato del Messico, vi son state davvero delle vicissitudini degne dei migliori film Pulp di Tarantino & Rodriguez? 

Siamo ben lontani dalla “spooky season”, ma - complice l’influenza celeste del Toro ed un Beltane appena passato, questa notte voglio raccontarvi una vicenda dove si mescolano lussuria, sete di potere e riti sanguinari. Allacciate la cintura, si vola oltreoceano.

**Leggi qui il nostro articolo su Beltane.

Precisamente, ci troviamo nel sonnolento paese di Yerba Buena - negli anni ‘60.

Un villaggio che si presta ad essere il palcoscenico perfetto per la storia che vi andremo a raccontare. Privo di strutture basilari quali scuole, farmacie o chiese, consisteva principalmente in fattorie e vasti campi di fagioli e mais - coltivati dai suoi abitanti, una cinquantina di anime per lo più illiterate. Yerba Buena era il classico centro rurale che vedeva trascorrere tutti i suoi giorni scanditi dagli stessi ritmi, da tempi immemorabili. Un equilibrio immutabile che venne rivoluzionato dall’arrivo dei fratelli Hernández. 

Non è chiaro come i fratelli Hernández siano giunti in questo angolo sperduto di Tamaulipas, sappiamo solo che erano personaggi ben noti alle forze dell’ordine: forse in cerca di un luogo dove tenere un profilo basso e sfuggire all’occhio vigile della legge, Santos e Cayetano non resistettero comunque alla tentazione di raggirare l’ingenua popolazione locale.

Fingendo di essere discendenti degli Inca e tra gli ultimi sacerdoti della loro religione perduta (nonostante fossimo in Messico), gli Hernández promisero infinite ricchezze agli abitanti di Yerba Buena: si vociferava vi fossero tesori perduti tra le caverne della Sierra Madre, la catena montuosa a cui piedi sorgeva il villaggio. Bastava solamente seguire le loro istruzioni per far avverare la profezia, far ritornare gli Dei e godere di infinite ricchezze. Semplice, no?

In poco tempo, i fratelli diventarono da semplici truffatori di bassa lega a veneratissimi guru dal lignaggio antico: dopo aver condotto rituali a base di sostanze psicoattive (principalmente cannabis e peyote) e sacrifici animali in onore della dea azteca Coatlicue, iniziarono a chiedere un compenso in denaro ed offerte in libagioni. 

Chiaramente, la popolazione di Yerba Buena non era molto abbiente per cui presto le donazioni in denaro non furono sufficienti per soddisfare la sete di potere degli Hernández. I fratelli, quindi, cominciarono ad esigere retribuzioni in atti di schiavitù a tutti gli effetti, con un occhio rivolto specialmente alle giovani del villaggio. Una volta soddisfatte le loro perversioni, vendevano le giovani ai trafficanti di prostitute nelle città di confine dove nessuno le avrebbe più rintracciate. 

Per quanto gli abitanti fossero ingenui e non istruiti, iniziarono a domandarsi come mai - nonostante le libagioni, il denaro ed i rituali propiziatori - l’oro degli Inca non si trovasse come promesso. Gli Hernández così dovettero aggiustare il tiro. 

Anche prima di incontrare gli Hernández, Magdalena Solís non viveva una vita facile: costretta a prostituirsi sin dalla tenera età ai servizi del fratello Eleazar, si districava tra la strada e truffe in cui fingeva di essere una medium e cartomante. Giovane, bella, disinibita e familiare con il soprannaturale, era la persona perfetta per impersonare la Dea Coatlicue: lei ed il fratello vennero ingaggiati dagli Hernández in qualità della reincarnazione della Dea e del suo fido sacerdote.        

Una sera, i fratelli Hernández diedero appuntamento agli abitanti nelle grotte sovrastanti il villaggio: finalmente, la lunga attesa era finita ed il divino aveva risposto alle loro preghiere. Durante uno dei loro rituali, fecero apparire Magdalena dietro una cortina di fumo - in veste della reincarnazione di Coatlicue, lasciando i presenti senza fiato. Quello che però i fratelli Hernández non avevano calcolato nei loro schemi, era la psicosi sanguinaria di Magdalena - coadiuvata dall’utilizzo smodato di cannabis e peyote, la quale si convinse di essere realmente la reincarnazione della Dea. 

Coatlicue, per altro, non era una dea qualsiasi: dea della fertilità e della morte; veniva spesso rappresentata con due serpenti al posto della testa mozzata, poderosi artigli a mani e piedi per lacerare i corpi dei defunti ed indossante solamente una collana di teschi, mani e cuori umani ed una gonna di serpenti - lasciando scoperti i seni, sgonfi e flaccidi da innumerevoli gravidanze.  E come Coatlicue, anche Magdalena necessitava sangue per essere placata: rubando il palcoscenico agli Hernández, cominciò a condurre rituali ancora più depravati, dove gli astanti vennero costretti a consumare peyote, bere sangue di animali sacrificali e lanciarsi in orge sfrenate. Se qualcuno osava opporsi al regime sanguinario della sacerdotessa, veniva ucciso come vittima sacrificale dai propri concittadini. Presa dalla frenesia e dal delirio mistico, la Solís usava estrarre i cuori ancora pulsanti delle sue vittime - per poi berne il sangue mescolato a sostanze stupefacenti, in calici rituali.

E fu durante uno di questi cruenti rituali che il giovane Sebastian Guerrero si imbatté nel regno di sangue di Magdalena Solís. Gironzolando senza meta per la Sierra Madre, fu attratto da delle urla provenienti da una grotta: incuriosito, si avvicinò e vide la donna estrarre un cuore pulsante da un corpo umano,berne il sangue con gli astanti e lanciarsi in un’orgia selvaggia. Sconvolto, Sebastian corse per 15 km per raggiungere Villagrán e la stazione di polizia più vicina - dove raccontò di “vampiri che bevevano sangue umano”. Nonostante lo scherno dei poliziotti, l'ufficiale Luis Martínez decise di seguire il ragazzo ed accertarsi dell’accaduto. Non vedendo né Guerrero né Martínez fare ritorno, le forze dell’ordine decisero a sua volta di indagare ma non furono pronti a quello che si presentò ai loro occhi. 

I fratelli Solís vennero trovati in una delle fattorie insieme a Santos Hernández, in uno stato alterato di coscienza. Quest'ultimo, venne ucciso dalle forze di polizia mentre cercava di fuggire. Cayetano Hernández, invece, si scoprì che era già morto da qualche tempo - assassinato da un abitante di Yerba Buena.

Nei casolari circostanti e nelle grotte, rinvennero diversi corpi mutilati - tra cui, anche quelli di Guerrero e Martinez. Gli abitanti del villaggio, vedendo la polizia arrestare la loro dea, innescarono una vera e propria rivolta armata. I sopravvissuti, vennero arrestati e presentati a giudizio. 

A processo, non disposero mai contro Magdalena ed il fratello Eleazar - forse intimoriti dal giudizio divino di Coatlicue o troppo traumatizzati dall'accaduto. I due fratelli, nonostante i suprusi inflitti agli abitanti del villaggio, vennero condannati solamente a 30 anni di carcere per l’assassinio di Martinez e Guerrero. In tutti questi anni, non e’ chiaro che fine abbia fatto la Solís - la sacerdotessa di sangue, ma secondo alcune fonti pare sia morta in carcere prima del rilascio. 

Questa storia, come raccontata dai media, può solleticare quel senso di disagio ed occulto che tutti noi bramiamo: morte, sesso, droghe rituali e divinità sanguinarie. Però vorrei andare un po' più a fondo, con voi, senza limitarmi a questa superficiale visione per quanto possa essere una tentazione;  è molto facile cadere nel trope “culti satanici e droga”, specie in un cattolicissimo Messico degli anni 60. Ma vediamo un attimo i vari elementi, che sono stati menzionati nei fatti di cronaca.

LA DEA COATLICUE

Una delle dee principali del pantheon azteco, come menzionato sopra, era raffigurata con un aspetto a dir poco temibile. Relegarla solamente a divinità assetata di sangue, sarebbe un grandissimo torto ed errore grossolano: come tante antiche divinità femminili, era una dea ambivalente. Se da una parte necessitava di sacrifici umani (di cui era ghiotta) in qualità di Tzitzimītl, dall'altra era una divinità legata alla fertilità. Per i popoli antichi (ed ancora oggi , al di fuori dell’abramitico Occidente), vita e morte erano due facce della stessa medaglia - un aspetto che purtroppo oggi tendiamo ad ignorare nella nostra società tanatofobica. 

Infatti, come accennato sopra, Coatlicue veniva raffigurata normalmente con i seni sgonfi per l'allattamento: secondo la mitologia azteca, ella era responsabile di mantenere in ordine il tempio in cima alla montagna sacra Coatepec (la “Montagna dei Serpenti”). Vedendo una misteriosa palla di piume cadere dal cielo e posarsi sul pavimento, la raccolse mettendola nella cinta della gonna e rimanendovi miracolosamente gravida. 

La figlia Coyolxauhqui (la dea della Luna), adirata da questa scoperta, decise di dichiarare guerra alla madre insieme ai suoi quattrocento fratelli, i Centzonhuītznāhua (rappresentanti le stelle del firmamento). Una volta decapitata la madre - , Huitzilopochtli (il dio della guerra e del Sole)uscì dal suo ventre armato e combatté contro i suoi fratelli e sorella in una lunga e sanguinosa battaglia. 

Con l'invasione spagnola di Cortés, Coatlicue perse definitivamente la sua multidimensionalità con il sincretismo con l'amatissima Vergine di Guadalupe, reminescenza di memorie antiche e divino femminile ancestrale - in un luogo unico come il Messico, dove sacro e profano si susseguono nella vita di tutti i giorni. Nel corso dei secoli, il leggendario tempio di Coatepec venne sostituito con una cattedrale nell’immaginario della popolazione locale rimpiazzando e, allo stesso tempo, assimilando con rinnovato vigore gli echi di un impero caduto ed antichi culti della terra. 





L'USO DI SOSTANZE PSICOTROPE

Anche qua, si potrebbe cadere nel classico cliché delle droghe cattive - ma in realtà si dovrebbe parlare di COME queste sostanze possano essere utilizzate, soprattutto quando si parla di piante di potere antichissime come il peyote e la cannabis. Usate per migliaia di anni a scopo rituale, solo di recente sono state (ri)scoperte ad uso terapeutico anche in Occidente: infatti non solo sono potentissimi alleati spirituali, ma anche presentano numerose proprietà curative. 

La cannabis, fortunatamente ormai legalizzata o decriminalizzata in tantissimi paesi, viene spesso usata per alleviare i sintomi di malattie terminali, dolori neuropatici, cronici e talvolta per alleviare sintomi di alcune neurodivergenze - sia nella sua forma con THC che nella sua forma con CBD (i due principali cannabinoidi trovati nella pianta). Il principio attivo del peyote (la mescalina), invece, è una delle tante sostanze al centro del rinascimento psichedelico degli ultimi anni - insieme alle più famose psilocibina (magic mushroom), acido lisergico (LSD) e Dimetiltriptammina o DMT (ayahuasca).  

Studi dimostrano che, queste piante di potere, possono essere alleati preziosissimi nel creare nuovi percorsi neurali e nell’elaborare traumi complessi in psicoterapia. Per quanto queste sostanze non siano adatte a tutti (checché gli influencers spirituali dicano il contrario, in certi individui possono scatenare psicosi ed accelerare l'esordio di patologie come la schizofrenia), è innegabile siano state demonizzate soprattutto a scopo politico (come la War on Drugs). Nonostante i promettenti risultati negli anni ‘50 nel campo della ricerca psichedelica (con più di 1000 studi clinici pubblicati),  negli anni ‘70 vennero completamente vietati a causa dell’uso ricreativo nelle controculture giovanili; purtroppo chiudendo la porta per oltre 30 anni alla ricerca scientifica e centinaia di anni di uso spirituale, rendendo di fatto illegale la natura stessa e la storia dell’uomo. Che si tratti di uso spirituale, terapeutico, ricreativo (o tutte e tre le cose), la cosa importante e’ assumerle in un contesto safe dove ci si sente a proprio agio e con piena consapevolezza di eventuali effetti collaterali - in quanto si tratta comunque di spiriti antichi ed alleati di potere. 




IN CONCLUSIONE

Prima di arrivare a giudicare gli avvenimenti di Yerba Buena, sia per quanto riguarda l'ingenuità dei suoi abitanti che la sanguinaria Solís, dobbiamo un attimo soffermarci sul quadro socio-culturale del Messico rurale degli anni 60; un paese afflitto da un passato coloniale e da sempre paese di confine tra il Sud America e gli USA con i loro corrispettivi contrabbandi.

Quando diritti inalienabili vengono a mancare, come l’istruzione e salvezza e comfort per le proprie famiglie, non dobbiamo stupirci se un villaggio intero si trovò ad accettare di buona lena di effettuare delitti così efferati, con la promessa di ottenere ricchezze smisurate promesse da una sedicente dea azteca.

Ovviamente non vogliamo giustificare le atrocità commesse da Magdalena; ma credo comunque si debba parlare di come questi elementi (le sostanze psicotrope ed il delirio mistico che ne derivò) possano essere stati comburenti per scatenare una psicosi di massa nel popolo di Yerba Buena ed in questa giovane donna -  in seguito ad una vita in balia di eventi traumatici sin dalla tenera età. Come spesse volte in casi come questi, si parla di persone disperate ed ostracizzate dalla società: non risulta difficile immaginare come una mente possa incrinarsi a tal punto; inoltre, come accennato sopra, l’uso smodato di sostanze stupefacenti può causare - se fatto in maniera errata - danni psicologici importanti.

Ovviamente, qui ci troviamo in un caso limite: la stragrande maggioranza di vittime di abusi non diventano mostri sanguinari; ma se pensiamo che questi avvenimenti di violenza sistemica siano cose del passato ci sbagliamo di grosso. Al giorno d’oggi, vi sono mostri ben più sanguinari e spaventosi di Magdalena Solís: mostri che non si nascondono nelle frange  più isolate della società, ma agiscono vestiti in giacca e cravatta, da poltrone di pelle mentre giustificano il genocidio di popoli interi nascondendosi dietro le banche dei potenti. 

Sono questi i mostri da cui dobbiamo guardarci, quelli più pericolosi e letali. Mostri che, in nome di ideali ed interesse economico, creano e mantengono una società dove non c’e spazio per gli indesiderabili, per il diverso, tra l’indifferenza totale della gente e dei governi. 


♃Ludna



mercoledì 8 novembre 2023

Le Avvelenatrici di Nagyrev


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Nonostante sia arrivata in ritardo rispetto agli anni scorsi, grazie alle estati perenni del cambiamento climatico, siamo ormai nel pieno della spooky season: giornate uggiose, atmosfera crepuscolare, il profumo di foglie cadute e petricore nell’aria, è innegabile che Novembre, il mese dei morti, sia qui con le sue festività e col suo strascico di anime viandanti.



Tra vampiri, fantasmi e creature della notte, oggi vi vogliamo raccontare una storia di anime cadute che risiede da questa parte del velo e residente nell’animo umano, regno indiscusso del male. Una storia che parla di streghe, di morte e di tempi andati. 

La vicenda si svolge sotto i cieli di un'Ungheria ai primi del '900, una terra famosa per il suo ricco paesaggio, il profumo del goulash che ribolle nelle cucine sfarzose, le fertili sponde del Danubio ed un passato carico di storia e folklore - reminiscenze di fasti imperiali ed antiche memorie sciamaniche. Lo stesso cuore dell’Europa che partorì la contessa sanguinaria Erzsébet Báthory, avvolta tra storia e leggenda, diede i natali alla protagonista di oggi: Zsuzsanna Fazekas. 

Ci troviamo in un’Ungheria sull’orlo del collasso dell’allora impero austro-ungarico e lontana dai suoi giorni di gloria: al fronte, la Prima Guerra Mondiale avrebbe presto reclamato le anime di più di 500mila soldati mentre nei villaggi le donne vennero lasciate a loro stesse, portando avanti, come meglio potevano, la loro quotidianità. 

Per quanto potesse sembrare una prospettiva grama, le donne trovarono presto un loro equilibrio in questa rinnovata società matriarcale; all’epoca, la condizione femminile non era quella di oggi: spesse volte, i matrimoni erano combinati dalle famiglie e le giovani donne si trovavano a maritare la realtà cruda di una vita coniugale senza diritti, dote non richiesta di un matrimonio senza amore. Con spesso numerosi figli a carico ed il lavoro contadino da portare avanti, alcune di esse trovarono consolazione tra le braccia dei prigionieri di guerra - stanziati in un campo di prigionia nei pressi del villaggio di Nagyrév, il palcoscenico della nostra vicenda. Mentre la guerra infuriava al fronte, nel cuore dell’Ungheria si creò una bolla di donne indipendenti, libertine e sessualmente libere nelle loro relazioni, le quali purtroppo a volte risultavano in gravidanze indesiderate. 

E qui entra in gioco Zsuzsanna, la protagonista della nostra storia. 

Nagyrév era lo specchio di tanti villaggi dell’Europa Centrale di quell’epoca: una realtà seclusa ed austera, incastonata nel mezzo della campagna ungherese scandita da ritmi in sintonia con l’inesorabile incedere delle stagioni - sempre uguali a sé stesse. 

In posti come questi, sospesi in una dimensione liminale, ci si affidava non tanto al progresso della scienza ma bensì a secolari tradizioni e rimedi popolari. In questi luoghi, in caso di malattia, si bussava alle porte alle anziane guaritrici del villaggio con la loro padronanza delle erbe e conoscenza dei misteri femminili. 

Zsuzsanna Fazekas era una di queste autorevoli crone: apparsa a Nagyrév nel 1911, dopo la misteriosa sparizione del marito, si instaurò come figura di riferimento grazie al suo curriculum di esperta levatrice. Come tante di loro, era anche un’abile abortista - una tecnica allora illegale e mal vista tanto quanto al giorno d’oggi, ma praticata per necessità da quando si ha memoria. Una conoscenza estremamente utile, nella libertina Nagyrév di quegli anni: si racconta che Zsuzsanna fosse stata arrestata diverse volte, tra il 1911 ed il 1921, per aver effettuato numerosi aborti illegali in paese.

Come tante altre realtà che sembrano immutabili, anche la Grande Guerra volse al suo termine; i superstiti, duramente colpiti dalle esperienze vissute sul fronte (oggi potremmo dire affetti da PTSD) tornarono al loro villaggio natale, portando con sé dal fronte demoni sanguinari che cercavano di placare con ingenti quantità di alcool. Come potete ben immaginare, gli uomini, spesso deturpati fisicamente e mentalmente, faticavano nel ritrovare il loro posto in una società post-bellica che li abbandonò a sé stessi mentre le donne, d’altro canto, sperimentarono negli anni della guerra un'indipendenza intossicante, a cui non vollero rinunciare in favore di un marito spesso violento, mai amato ed ora incapace di provvedere al sostentamento della famiglia. 

Ormai confidente delle donne del villaggio e figura di riferimento, Zsuzsanna decise di mettere a disposizione la sua conoscenza dell’Arte Venefica. Come tante altre guaritrici, la donna era una figura duale: da una parte donatrice di vita, dall’altra donatrice di morte.

Grazie ad una misteriosa miscela a base di arsenico (un fedele ed indiscusso alleato degli intrighi di corte nel corso dei secoli), mariti, genitori anziani e figli indesiderati cominciarono a morire come mosche - letteralmente. Il prezioso veleno, infatti, veniva nientemeno dalla bollitura di trappole moschicide. Avendo sintomi simili al colera ed essendo il villaggio rurale con fonti d’acqua spesso non sanitizzate, l’avvelenamento da arsenico sembrava il crimine perfetto. 

Non è molto chiaro come il caso divenne di dominio pubblico: secondo alcune fonti, uno studente di medicina riscontrò livelli allarmanti di arsenico nel fiume sulle quali sponde placide sorgeva il villaggio di Nagyrév, mentre secondo altre fonti una lettera anonima venne inviata al direttore di un giornale locale. Durante le indagini, la polizia fece riesumare i corpi dal cimitero del villaggio - i quali presentavano tracce di arsenico. Si calcola che, nel corso di una ventina d’anni, una cinquantina di persone andò incontro allo stesso destino del marito prematuramente scomparso di Zsuzsanna. 

Il metodo Fazekas si diffuse a macchia d’olio anche nelle zone circostanti ed alcuni uomini residenti in villaggi vicini, denunciarono tentati casi di avvelenamento che portarono alla scioccante scoperta di questa serie di delitti scosse una nazione intera, lasciando un marchio indelebile nella storia ungherese. Secondo alcune stime, le vittime ammonterebbero fino a 300 persone solamente nell’area - ma chissà, in realtà, quante altre persone soccombero allo stesso destino. 

Quando la polizia bussò alle porte di Zsusanna Fazekas, fu troppo tardi…detentrice di vita e di morte, la levatrice non avrebbe mai permesso di essere giustiziata come un criminale qualsiasi, si tolse la vita con il suo stesso veleno. A partire dalla Fazekas, la polizia scoprì gli altri membri del gruppo delle “Fabbricanti di Angeli” (come furono poi conosciute dal resto del mondo): 26 donne vennero condannate all'ergastolo, 8 alla pena capitale e le rimanenti alcuni anni di carcere. Bastò questo finalmente ad estirpare il male a Nagyrév? Forse. 

Negli anni '50, lo storico Aladár Györgyey Ferenc incontrò un vecchio abitante del villaggio durante gli anni di prigionia sotto il regime comunista; il contadino sosteneva che le donne di Nagyrév "uccidevano i loro uomini da tempo immemorabile". 




Ma perché streghe?

Sebbene nel corso dei secoli l’ostetricia fosse considerata una posizione di prestigio, nel corso del Medioevo venne associata alla Stregoneria e molte donne vennero così giustiziate nel corso dei secoli - ree solamente di essere, in molti casi, ostetriche con conoscenze mediche ed esperienza con i rimedi naturali. E con la conoscenza della farmacopea, arriva anche la conoscenza dei veleni e l’Ars Veneficium, si sa, fu da sempre una preziosa alleata delle donne nella storia del mondo - da Lucusta a Giulia Tofana, alle voci di corte sulle controverse figure di Lucrezia Borgia e Caterina de Medici (per rimanere solo in Italia). Zsuzsanna Fazekas fu una delle tante figure storiche che si avvalse di questa conoscenza.

A Nagyrév, come in tanti altri paesi dell’Europa dei primi del '900, le superstizioni erano profondamente radicate nella cultura locale. Il folklore che circondava la stregoneria, le pozioni e la magia erano una potente influenza e le Fabbricanti di Angeli incarnarono nell’immaginario collettivo alla perfezione la temibile immagine delle streghe. 

Per quanto questa vicenda possa far rabbrividire, in realtà è uno spaccato della storia femminile nel corso dei secoli; per apprendere appieno le motivazioni discutibili della Fazekas e le sue complici, dobbiamo prima ricordarci le conseguenze dell'abbandono sociale e della disuguaglianza di genere: sebbene le loro azioni siano state innegabilmente criminali, è fondamentale esaminare le questioni sistemiche che hanno spinto queste donne a tali estremi. 

Nagyrév ormai non incute timore come cento anni fa, fortunatamente condizioni come il PTSD sono riconosciute e curate e le donne godono di libertà che le loro antenate potevano solamente sognare; la vicenda delle Fabbricanti di Angeli al giorno d’oggi rimane un capitolo agghiacciante della storia ungherese, che affascina sia gli storici che gli appassionati del true crime. I loro crimini sono nati dalla disperazione, dall’abbandono della società e dal desiderio di libertà: comprendendo la complessa rete di circostanze che hanno portato alle loro azioni, otteniamo una visione degli angoli più oscuri della natura umana e a ricordarci in modo quanto lontano ci si possa spingere per sfuggire alle catene della loro esistenza.


♃Ludna

sabato 25 marzo 2023

Plutone in Acquario- Una Nigredo Distopica.



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Nelle ultime settimane, più che mai, pare di essere sull'orlo d'un precipizio: guerre in attesa di scoppiare, guerre che dilaniano popoli e paesi da decenni, guerre fatte di armi, fatte di persone, di alberi che si stagliano contro un cielo di piombo, di animali che cercano di sopravvivere tra le macerie di ecosistemi distrutti e fiumi di cloruro di vinile.

C’è una pesantezza nell'aria che sembra preannunciare la fine del mondo come lo conosciamo, sospesi in una zona d’ombra, liminale, che oscura la luce di questo sole primaverile come una nube tossica.

L'Equinozio di Primavera è appena passato e con esso è cominciato un altro anno astrologico, ma non è l'unica soglia che abbiamo varcato. Quest'anno vedremo un altro potente cambiamento, dal punto di vista astrologico: Plutone è appena entrato nella casa dell’Acquario, per la prima volta dal lontano 1798, dove ci darà un primo assaggio della nuova era che verrà - rientrando poi in Capricorno in modo retrogrado il giugno 2023 (per tornare in Acquario in modo definitivo in novembre 2024).

Plutone prende il nome dal dio romano dell’Oltretomba e, come esso, governa tutto ciò che riguarda la Morte (sia fisica che simbolica) e la conseguente rinascita: declassato ad un pianeta nano dalla Scienza, in Astrologia è l’agente del karma per eccellenza. L'Acquario, come abbiamo già visto, è un segno estremamente creativo, futuristico, tecnologico ed umanitario (non a caso viene rappresentato nell’atto di riversare le acque della conoscenza nel cosmo). 



Cosa aspettarsi, quindi, da questo aspetto astrologico?

Con il quadro attuale di fronte, è difficile non immaginare un futuro distopico: viviamo in un mondo dove i likes ed i followers vengono venduti al mercato nero  alla stregua di armi e merce contraffatte, sintomo di un escapismo virtuale sempre più accentuato in una realtà virtuale ammiccante e talvolta più reale del tangibile. L'IPCC (International Panel on Climate Change) ha da poco pubblicato il suo ultimo report, dando un ultimatum alla razza umana prima che le conseguenze di un incessabile, ormai quasi irreversibile, cambiamento climatico si facciano disastrose… considerando le crescenti tensioni tra Est ed Ovest, una guerra potrebbe avere conseguenze devastanti non solo dal punto di vista etico e civile ma anche ambientale. Non ci salverà né il profitto economico, né la gloria militare né tantomeno la realtà virtuale.

Plutone ed Aquario insieme portano progresso ma non senza tumulti e distruzione: per arrivare a vedere i raggi di una nuova alba dorata, dobbiamo prima attraversare la lunga, oscura notte dell’anima. Ciò che non serve, deve essere distrutto per poter rinascere in una nuova era - alla fine di Kali Yuga.

L’ultima volta che Plutone si trovò a transitare in Acquario, gli Stati Uniti si ribellarono all’egemonia dell’Impero Britannico ed ottennero la loro indipendenza, firmando la costituzione americana nel 1789; in Francia scoppiò la Rivoluzione Francese che vide l’abolizione della monarchia assoluta ispirando in Europa tantissimi altri moti rivoluzionari ed il declino di secoli di governi monastici; ad Haiti invece vi fu una delle più importanti rivolte della storia: nel 1791, un gruppo di schiavi si ribellò contro il governo coloniale francese abolendo così la schiavitù ed ottenendo l’indipendenza come primo stato sovrano governato interamente da persone non bianche, creando una ribellione senza precedenti che ispirò il movimento di liberazione e di revisione delle leggi riguardanti la schiavitù in tantissime allora colonie europee. 

Non possiamo, ovviamente, prevedere con certezza cosa porterà questo incontro a distanza di due secoli ma vedremo comunque l'incessante opera umanitaria acquariana: si procederà orientati verso i diritti di tutti gli individui, abbandonando si spera l'attuale approccio capitalistico capricornino. 

Con la recente entrata di Saturno in Pesci, portando con sé l'onirico nei meandri del piano fisico, possiamo solo auspicare che possa accendere la miccia per una maggiore consapevolezza spirituale ed indirizzare il cambiamento verso una società più equa ed orientata verso il benessere dell'umanità nel pieno rispetto della Natura in tutta la sua interezza.

Nonostante una volta celeste minacciosa, in questa tempesta che si avvicina, dobbiamo ricordarci che il potere sta anche nelle scelte che facciamo come singoli: lasciatevi spogliare dalla nigredo alchemica plutoniana per poter procedere con sicurezza verso Est, in vista di una nuova alba. 


♃Ludna

domenica 9 ottobre 2022

9 Ottobre, Luna Piena in Ariete: Scegli te stesso

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Nella giornata del 9 Ottobre la Luna raggiunge il suo massimo splendore divenendo piena sotto il segno dell’Ariete.

È una luna che ci ispira guarigione, l’Ariete infatti è il primo segno dello zodiaco e di conseguenza potremmo considerare questo cielo come un nuovo inizio, una sorta di reset, ma parliamo pur sempre di un segno di fuoco, una fiamma che ci libera dalle impurità bruciandole. Se avete dei conti in sospeso o situazioni stagnanti non escludo che possano sbloccarsi, anche se è probabile che ciò avvenga in maniera brusca.


Le energie in circolo sono molto dinamiche e in tensione, come una pentola a pressione che sta per esplodere. In congiunzione con la Luna abbiamo anche Chirone, il guerriero ferito, questo aspetto ci fa venire voglia di sfogare tutto quello che abbiamo dentro.

Sfruttate queste energie fiammeggianti attraverso il movimento e tutto quelle azioni che ci fanno liberare le endorfine: fate esercizio fisico, correte, cantate a squarciagola, tutto quello che vi permette di perdere il controllo per un po’. Non trattenete nulla, buttate tutto fuori e poi lasciate andare.




Venere, il pianeta che regola l’amore e le relazioni, è congiunto al Sole in Bilancia ed è quindi molto attivo in questi giorni. Avremo quindi un occhio di riguardo per tutti quelli che sono i nostri rapporti stretti, con le persone che amiamo ma soprattutto con noi stessi.

Self Love, baby! Gli avvenimenti di questi giorni ci permetteranno di conoscere meglio ciò che vogliamo per noi stessi, è il momento di volersi bene e mettersi al primo posto nella lista delle nostre priorità. 

Provate a pensare a quante volte non crediamo abbastanza in noi stessi, a quante volte non scegliamo noi stessi per paura di perdere l’accettazione degli altri; questo pensiero vi fa salire un sentimento di rabbia? Ottimo, usate questa energia per correggere il tiro.

La rabbia che percepite è l’urlo del vostro bambino interiore che vi sta chiedendo di non annullarvi per paura di un rifiuto, è necessario avere la consapevolezza che se non sceglierete voi per voi stessi nessun altro lo farà.

Felice Luna Piena!



Unornya

martedì 27 settembre 2022

La chiesa di Santa Luciella ed il teschio con le orecchie, Napoli


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Con l’arrivo di Mabon e l’inizio della stagione autunnale possiamo dire di essere ufficialmente entrati nella spooky season, quale momento migliore quindi per parlare di Luoghi Magici e misteriosi?


Di recente mi sono recata in vacanza a Napoli, città che sto letteralmente adorando, ricca di tradizioni che rimandano agli antichi fasti del paganesimo. 

In questa città si può decisamente respirare un’energia vibrante e vetusta e, nonostante l’avvento del Cristianesino l’abbia coinvolta come ogni altro luogo in Europa, è come se in quel luogo il paganesimo non abbia mai smesso di esistere ed essere praticato, facendo sì che sacro e profano si mescolino alla perfezione.


La città di Napoli vanta una storia ed un susseguirsi di culture notevole e molto variegato, essendo stata, fra le altre cose, una tra le città più importanti della Magna Grecia e di conseguenza un polo importantissimo per quanto riguarda gli scambi commerciali, politici, culturali e religiosi. Come conseguenza a tutto questo, abbiamo il fatto che la città nasconda numerosi siti di interesse esoterico, delle vere e proprie meraviglie che esprimono alla perfezione l’idea delle tradizioni popolari.





Vorrei quindi parlarvi proprio di uno di questi luoghi: la chiesa di Santa Luciella.

Si tratta di una piccola chiesa nel cuore del centro antico di Napoli, fondata nel 1327 e situata in cima al vicolo che ai tempi dell’antica Roma chiamavano “vicus Cornelianus” che collega San Biagio dei Librai a San Gregorio Armeno. 

Nel corso degli anni, tra il 1600 ed il 1700, passò sotto la custodia della corporazione dei pipernieri, antichi artisti che scolpivano le pietre dure come il Piperno. La lavorazione di questo materiale metteva a rischio gli occhi di lo scolpiva, poichè delle schegge di pietra potevano facilmente schizzare sul volto, di conseguenza i pipernieri iniziarono a venerare Santa Lucia, protettrice della vista, rendendo la Chiesa di Santa Luciella il proprio luogo di culto e associandosi dell’Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione a cui era affidata la madonnina sull’Altare maggiore della Chiesa.


**Leggi qui il nostro post su Santa Lucia


All’interno della chiesa, nella navata centrale, troviamo difatti dei manichini un po’ inquietanti, vestiti con gli abiti indossati dai confratell, con il particolare del cappuccio a punta il quale rappresentava la fede, la penitenza per i peccati commessi ma soprattutto l’uguaglianza tra ogni membro che diveniva così indistinguibile dagli altri.


Chiusa al pubblico dopo il terremoto del 1980 poichè inagibile, col tempo venne dimenticata e divenne un piccolo deposito di materiali edili e, successivamente, addirttura una discarica.

Nel 2013 un gruppo di giovani napoletani, specializzati in storia dell’arte, decide di aprire una fondazione chiamata “Respiriamo Arte”, riuscendo così a riappropriarsi di questo pezzo di storia, procedendo quindi con la restaurazione, la messa in sicurezza e permettendo in questo modo nuovamente l’accesso al pubblico, salvando questo patrimonio culturale dalla rovina.



Al di sotto della struttura della chiesa troviamo un cimitero, un luogo di sepoltura dedicato ai membri dell’Arciconfraternita ed ai loro familiari. Il metodo utilizzato per trattare i corpi dei confratelli prima dell’inumazione era chiamato “scolatura”. I cadaveri venivano infatti affidati allo “schiattamuorto”, figura tipica napoletana che rappresenta il becchino, il quale bucava il corpo in punti strategici (in particolare collo, polsi e gambe) per far sì che i liquidi ed i gas contenuti all’interno fuoriuscissero più rapidamente. Il corpo veniva quindi adagiato su delle grandi vasche di terra santa e lasciato scolare, appunto, accelerando così l’essiccazione ed il processo di decomposizione. Una volta pronti, i corpi venivano seppelliti in queste vasche per un certo periodo di tempo, dopodichè venivano riesumati, ripulivano accuratamente le ossa che venivano poi deposte nell’ossario sottostante al cimitero (un’area a cui oggi si accede attraverso una botola ma che non è ancora stata esplorata).

L’unica parte del corpo che veniva conservata in questo cimitero era il cranio, in napoletano detto “capuzzella”.


I crani in questione erano venerati secondo la tradizione locale del “culto delle anime pezzentelle”, ovvero le anime del purgatorio.



IL CULTO DELLE ANIME PEZZENTELLE:


Questa tradizione nacque a Napoli nel 1656 durante un’epidemia di peste che devastò la città e uccise due terzi della popolazione. I morti erano così numerosi che, per questioni igieniche e di protezione dal contagio, venivano riposti in fosse comuni, al di fuori dai luoghi di preghiera e privandoli così della loro identità. Le donne napoletane, mosse dalla pietà per le anime dei defunti, iniziarono ad adottare i crani, le capuzzelle appunto. Scendevano all’interno dei cimiteri, sceglievano uno dei teschi (la parte del corpo dove si pensava risiedesse l’anima) ed iniziavano a prendersene cura, pulendoli e lavandoli con acqua fresca che avrebbe dovuto dare refrigerio e sollievo all’anima del defunto mentre si trovava tra le fiamme del purgatorio.

Attraverso queste cure, l’anima del defunto poteva accedere al paradiso più velocemente, in cambio però, le donne chiedevano al defunto di intercedere per loro al fine di ottenere una grazia.


“Pezzentelle”, infatti, deriva dalla parola latina petere che significa chiedere. Quando il miracolo richiesto veniva realizzato, le donne portavano un ex voto e lo appendevano nel luogo di sepoltura come ringraziamento. Gli ex voto erano costituiti da dei simboli in metallo, soprattutto in argento, che rappresentavano la grazia ottenuta: l’arrivo di un figlio, il ritorno del marito dalla guerra, la guarigione degli occhi o la soluzione di un problema d’amore. Alcuni di questi ex voto sono ancora visibili oggi sulle pareti dell’ipogeo.


Agli inizi del 1900 questo culto iniziò a non essere più visto di buon occhio dalla Chiesa Cattolica, che lo definì un culto ai limiti del paganesimo. Infatti, secondo il cattolicesimo, non è possibile per un credente intercedere con Dio attraverso i morti (come invece si fa con il culto pagano degli antenati) ma solamente attraverso i santi.

Nonostante nel 1969 il culto venne vietato dalla Chiesa, le donne napoletane continuarono la pratica, fino al 1980 quando si fermò a causa del terremoto.


Ad oggi, oltre alla chiesa di Santa Luciella, i principali luoghi simbolo di questo culto si trovano nel centro di Napoli e sono la chiesa di Santa Maria delle anime del Purgatorio ad Arco ed il Cimitero delle Fontanelle.



IL TESCHIO CON LE ORECCHIE:



Tra tutti i crani conservati nel cimitero ipogeo della Chiesa di Santa Luciella troviamo il famoso Teschio con le Orecchie.

Questo cranio ha la particolarità di avere due porzioni di osso che si sono divaricate nel tempo, facendolo apparire come se avesse ancora, appunto, i padiglioni auricolari (che in realtà non è possibile che siano orecchie in quanto la cartilagine è una delle parti dello scheletro che si degrada più velocemente).

Il Teschio con le orecchie era il favorito dalle donne che praticavano il culto delle anime pezzentelle, proprio perché si pensava che avesse la capacità di ascoltare meglio le preghiere e le richieste, fungendo come un vero e proprio tramite tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Per questo motivo infatti il teschio, risalente al 1600, una volta esposto nella cripta non è mai più stato toccato o spostato.


Personalmente trovo che questa macabra tradizione tipica del popolo napoletano in realtà rappresenti al meglio il particolare rapporto che questa gente ha con l’aldilà e con il culto dei morti. Una credenza che ci spiega che non dobbiamo temere o mostrare inquietudine nei confronti dei defunti, ma che anzi è possibile dedicarsi a loro dolcemente, impedendo che vengano dimenticati e mantenendoli comunque parte della comunità.


Unornya

 www.respiriamoarte.it

venerdì 9 settembre 2022

10 Settembre, Luna Piena in Pesci: Focalizzati sui tuoi sogni

 


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Nella mattinata di domani la Luna diviene piena sotto il segno dei Pesci. Che dire di questa lunazione? aspettiamoci un po’ di caos, che non sempre rappresenta un aspetto negativo.

Avremo una Luna piuttosto vicina a Nettuno, un pianeta dominato anch’esso dal segno dei Pesci, il tutto mentre nelle stesse ore Mercurio inizia il suo moto retrogrado in Bilancia, è tutto un po’ immerso in una coltre torbida in questi giorni, di conseguenza i nostri pensieri ed il nostro giudizio non saranno particolarmente precisi. Fortunatamente il Sole in Vergine ci aiuta ad aggiustare un po’ il tiro, impedendoci di fare danni.


È il momento di concentrarsi un po’ meno sul lato pratico e maggiormente su quello che sono i nostri sogni ed i nostri obiettivi, al tempo stesso però dandogli una dimensione più realistica, evitando voli di fantasia che ci possono portare agli eccessi. 

Visualizzate più volte ciò che desiderate ottenere, lasciando via libera all’ispirazione, che sarà notevolmente favorita dalle energie di questi giorni, lasciate che nuove idee vengano a voi.





Una delle caratteristiche principali del segno dei Pesci è la compassione: ricordate di dedicare del tempo a questa pratica che metterà in moto molte energie positive. Il prendersi cura degli altri, anche solo con una buona parola o con un complimento, che magari a voi può sembrare scontato, sono azioni che alzeranno molto le vostre vibrazioni e quelle degli altri.


Proprio perché le energie di questi giorni sembrano essere nascoste da un velo nebbioso e tutto ci sembra poco chiaro, anche grazie a Marte che in questi giorni è particolarmente attivo e può farci agira con impulsività, è il momento di dedicarsi allo sviluppo del proprio intuito, quella voce dentro di noi che vede sempre tutto con chiarezza e che sa esattamente come comportarsi. Imparate quindi a sentire, ad ascoltare con il vostro corpo, usate tutti i mezzi che avete per aumentare la vostra percezione oltre ai classici sensi.


Felice Luna piena!


Unornya

domenica 28 agosto 2022

27 Agosto, Luna Nuova in Vergine: Progetti per il Futuro.



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Il giorno 27 Agosto, abbiamo appena avuto un novilunio in Vergine. 

Come ogni Luna Nuova marca l'inizio di un nuovo ciclo, volendoci ricordare più che mai che possiamo plasmare il nostro destino. Governata da Mercurio, la Vergine è il segno della fanciulla, un'energia che ci invita a guarire e guarirci, crescere e riconoscere il valore della nostra intuizione personale: le scelte che facciamo tutti i giorni, ci definiscono come persone e di cui siamo pienamente responsabili, il futuro è nelle nostre mani. 


Quindi, dobbiamo chiederci: su cosa vogliamo focalizzarci? Come possiamo arrivare a questo risultato? 


Domande a primo impatto banali, ma ci possono propellere verso il futuro che ci auspichiamo - traendo beneficio di questa fase lunare propizia e della straordinaria influenza analitica della Vergine. 



La Vergine ci insegna inoltre che possiamo offrire qualcosa di bello al mondo; trovando il nostro posto come guaritori possiamo contribuire ad una società più evoluta. Siamo più inclini ad aiutare le persone a noi care, ma occhio a non perdere di vista i vostri paletti, teneteli ben ancorati al terreno! 


Attenzione a non cadere nella trappola della più feroce autoanalisi, gli aspetti già orientati alla minuziosa precisione di questo segno verranno amplificati ulteriormente dalla quadratura con Marte, appena entrato un moto retrogrado in Gemelli dove vi stanzierà per sette lunghi mesi. 


In questo aspetto, ci insegna ad esplorare infinite possibilità e talenti con dinamismo, portando con sé però anche indecisione e ambiguità che possono accoppiarsi male con l'attenzione ai dettagli della Vergine - correndo il rischio di diventare ossessione ed un invalidante senso autocritico. 


Invece di farci trascinare dalle correnti mercuriali di questi due segni nell'ignoto e trovarci sovraccarichi di informazioni (Marte in Gemelli) e stress (Luna e Sole in Vergine), cerchiamo di rimanere ancorati ben saldi a terra ed incanalare le energie del cielo in maniera propizia per costruire le basi dei nostri progetti a venire.


♃Ludna