mercoledì 8 novembre 2023

Le Avvelenatrici di Nagyrev


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Nonostante sia arrivata in ritardo rispetto agli anni scorsi, grazie alle estati perenni del cambiamento climatico, siamo ormai nel pieno della spooky season: giornate uggiose, atmosfera crepuscolare, il profumo di foglie cadute e petricore nell’aria, è innegabile che Novembre, il mese dei morti, sia qui con le sue festività e col suo strascico di anime viandanti.



Tra vampiri, fantasmi e creature della notte, oggi vi vogliamo raccontare una storia di anime cadute che risiede da questa parte del velo e residente nell’animo umano, regno indiscusso del male. Una storia che parla di streghe, di morte e di tempi andati. 

La vicenda si svolge sotto i cieli di un'Ungheria ai primi del '900, una terra famosa per il suo ricco paesaggio, il profumo del goulash che ribolle nelle cucine sfarzose, le fertili sponde del Danubio ed un passato carico di storia e folklore - reminiscenze di fasti imperiali ed antiche memorie sciamaniche. Lo stesso cuore dell’Europa che partorì la contessa sanguinaria Erzsébet Báthory, avvolta tra storia e leggenda, diede i natali alla protagonista di oggi: Zsuzsanna Fazekas. 

Ci troviamo in un’Ungheria sull’orlo del collasso dell’allora impero austro-ungarico e lontana dai suoi giorni di gloria: al fronte, la Prima Guerra Mondiale avrebbe presto reclamato le anime di più di 500mila soldati mentre nei villaggi le donne vennero lasciate a loro stesse, portando avanti, come meglio potevano, la loro quotidianità. 

Per quanto potesse sembrare una prospettiva grama, le donne trovarono presto un loro equilibrio in questa rinnovata società matriarcale; all’epoca, la condizione femminile non era quella di oggi: spesse volte, i matrimoni erano combinati dalle famiglie e le giovani donne si trovavano a maritare la realtà cruda di una vita coniugale senza diritti, dote non richiesta di un matrimonio senza amore. Con spesso numerosi figli a carico ed il lavoro contadino da portare avanti, alcune di esse trovarono consolazione tra le braccia dei prigionieri di guerra - stanziati in un campo di prigionia nei pressi del villaggio di Nagyrév, il palcoscenico della nostra vicenda. Mentre la guerra infuriava al fronte, nel cuore dell’Ungheria si creò una bolla di donne indipendenti, libertine e sessualmente libere nelle loro relazioni, le quali purtroppo a volte risultavano in gravidanze indesiderate. 

E qui entra in gioco Zsuzsanna, la protagonista della nostra storia. 

Nagyrév era lo specchio di tanti villaggi dell’Europa Centrale di quell’epoca: una realtà seclusa ed austera, incastonata nel mezzo della campagna ungherese scandita da ritmi in sintonia con l’inesorabile incedere delle stagioni - sempre uguali a sé stesse. 

In posti come questi, sospesi in una dimensione liminale, ci si affidava non tanto al progresso della scienza ma bensì a secolari tradizioni e rimedi popolari. In questi luoghi, in caso di malattia, si bussava alle porte alle anziane guaritrici del villaggio con la loro padronanza delle erbe e conoscenza dei misteri femminili. 

Zsuzsanna Fazekas era una di queste autorevoli crone: apparsa a Nagyrév nel 1911, dopo la misteriosa sparizione del marito, si instaurò come figura di riferimento grazie al suo curriculum di esperta levatrice. Come tante di loro, era anche un’abile abortista - una tecnica allora illegale e mal vista tanto quanto al giorno d’oggi, ma praticata per necessità da quando si ha memoria. Una conoscenza estremamente utile, nella libertina Nagyrév di quegli anni: si racconta che Zsuzsanna fosse stata arrestata diverse volte, tra il 1911 ed il 1921, per aver effettuato numerosi aborti illegali in paese.

Come tante altre realtà che sembrano immutabili, anche la Grande Guerra volse al suo termine; i superstiti, duramente colpiti dalle esperienze vissute sul fronte (oggi potremmo dire affetti da PTSD) tornarono al loro villaggio natale, portando con sé dal fronte demoni sanguinari che cercavano di placare con ingenti quantità di alcool. Come potete ben immaginare, gli uomini, spesso deturpati fisicamente e mentalmente, faticavano nel ritrovare il loro posto in una società post-bellica che li abbandonò a sé stessi mentre le donne, d’altro canto, sperimentarono negli anni della guerra un'indipendenza intossicante, a cui non vollero rinunciare in favore di un marito spesso violento, mai amato ed ora incapace di provvedere al sostentamento della famiglia. 

Ormai confidente delle donne del villaggio e figura di riferimento, Zsuzsanna decise di mettere a disposizione la sua conoscenza dell’Arte Venefica. Come tante altre guaritrici, la donna era una figura duale: da una parte donatrice di vita, dall’altra donatrice di morte.

Grazie ad una misteriosa miscela a base di arsenico (un fedele ed indiscusso alleato degli intrighi di corte nel corso dei secoli), mariti, genitori anziani e figli indesiderati cominciarono a morire come mosche - letteralmente. Il prezioso veleno, infatti, veniva nientemeno dalla bollitura di trappole moschicide. Avendo sintomi simili al colera ed essendo il villaggio rurale con fonti d’acqua spesso non sanitizzate, l’avvelenamento da arsenico sembrava il crimine perfetto. 

Non è molto chiaro come il caso divenne di dominio pubblico: secondo alcune fonti, uno studente di medicina riscontrò livelli allarmanti di arsenico nel fiume sulle quali sponde placide sorgeva il villaggio di Nagyrév, mentre secondo altre fonti una lettera anonima venne inviata al direttore di un giornale locale. Durante le indagini, la polizia fece riesumare i corpi dal cimitero del villaggio - i quali presentavano tracce di arsenico. Si calcola che, nel corso di una ventina d’anni, una cinquantina di persone andò incontro allo stesso destino del marito prematuramente scomparso di Zsuzsanna. 

Il metodo Fazekas si diffuse a macchia d’olio anche nelle zone circostanti ed alcuni uomini residenti in villaggi vicini, denunciarono tentati casi di avvelenamento che portarono alla scioccante scoperta di questa serie di delitti scosse una nazione intera, lasciando un marchio indelebile nella storia ungherese. Secondo alcune stime, le vittime ammonterebbero fino a 300 persone solamente nell’area - ma chissà, in realtà, quante altre persone soccombero allo stesso destino. 

Quando la polizia bussò alle porte di Zsusanna Fazekas, fu troppo tardi…detentrice di vita e di morte, la levatrice non avrebbe mai permesso di essere giustiziata come un criminale qualsiasi, si tolse la vita con il suo stesso veleno. A partire dalla Fazekas, la polizia scoprì gli altri membri del gruppo delle “Fabbricanti di Angeli” (come furono poi conosciute dal resto del mondo): 26 donne vennero condannate all'ergastolo, 8 alla pena capitale e le rimanenti alcuni anni di carcere. Bastò questo finalmente ad estirpare il male a Nagyrév? Forse. 

Negli anni '50, lo storico Aladár Györgyey Ferenc incontrò un vecchio abitante del villaggio durante gli anni di prigionia sotto il regime comunista; il contadino sosteneva che le donne di Nagyrév "uccidevano i loro uomini da tempo immemorabile". 




Ma perché streghe?

Sebbene nel corso dei secoli l’ostetricia fosse considerata una posizione di prestigio, nel corso del Medioevo venne associata alla Stregoneria e molte donne vennero così giustiziate nel corso dei secoli - ree solamente di essere, in molti casi, ostetriche con conoscenze mediche ed esperienza con i rimedi naturali. E con la conoscenza della farmacopea, arriva anche la conoscenza dei veleni e l’Ars Veneficium, si sa, fu da sempre una preziosa alleata delle donne nella storia del mondo - da Lucusta a Giulia Tofana, alle voci di corte sulle controverse figure di Lucrezia Borgia e Caterina de Medici (per rimanere solo in Italia). Zsuzsanna Fazekas fu una delle tante figure storiche che si avvalse di questa conoscenza.

A Nagyrév, come in tanti altri paesi dell’Europa dei primi del '900, le superstizioni erano profondamente radicate nella cultura locale. Il folklore che circondava la stregoneria, le pozioni e la magia erano una potente influenza e le Fabbricanti di Angeli incarnarono nell’immaginario collettivo alla perfezione la temibile immagine delle streghe. 

Per quanto questa vicenda possa far rabbrividire, in realtà è uno spaccato della storia femminile nel corso dei secoli; per apprendere appieno le motivazioni discutibili della Fazekas e le sue complici, dobbiamo prima ricordarci le conseguenze dell'abbandono sociale e della disuguaglianza di genere: sebbene le loro azioni siano state innegabilmente criminali, è fondamentale esaminare le questioni sistemiche che hanno spinto queste donne a tali estremi. 

Nagyrév ormai non incute timore come cento anni fa, fortunatamente condizioni come il PTSD sono riconosciute e curate e le donne godono di libertà che le loro antenate potevano solamente sognare; la vicenda delle Fabbricanti di Angeli al giorno d’oggi rimane un capitolo agghiacciante della storia ungherese, che affascina sia gli storici che gli appassionati del true crime. I loro crimini sono nati dalla disperazione, dall’abbandono della società e dal desiderio di libertà: comprendendo la complessa rete di circostanze che hanno portato alle loro azioni, otteniamo una visione degli angoli più oscuri della natura umana e a ricordarci in modo quanto lontano ci si possa spingere per sfuggire alle catene della loro esistenza.


♃Ludna

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