Quinta da Regaleira è una tenuta portoghese, la quale consiste in un palazzo, un giardino esterno e un sistema di grotte, situata nella cittadina di Sintra, a nord-ovest di Lisbona.
La costruzione inizia nel 1910 su progetto dell’architetto italiano Luigi Manini e su commissione di António Augusto Carvalho Monteiro, un imprenditore che aveva fatto fortuna con le piantagioni di caffè in Brasile.
Nella tenuta si possono trovare statue, laghetti, grotte, tempietti, labirinti ecc… il tutto circondato da un vasto giardino ricco di ogni tipo di vegetazione. Il giardino si presenta più curato e rifinito nella parte Sud della tenuta e man mano che si sale a Nord la vegetazione prende il sopravvento divenendo più selvaggia.
Ogni costruzione contenuta all’interno della tenuta è decorata con molte forme simboliche, ermetiche e di non facile interpretazione, un vero e proprio labirinto occulto, ricco di segreti. Tutti gli elementi sono posti sul terreno a disposizione con dovizia, in modo da costruire così un autentico cammino iniziatico esoterico.
Ogni costruzione contenuta all’interno della tenuta è decorata con molte forme simboliche, ermetiche e di non facile interpretazione, un vero e proprio labirinto occulto, ricco di segreti. Tutti gli elementi sono posti sul terreno a disposizione con dovizia, in modo da costruire così un autentico cammino iniziatico esoterico.
Entrata:
La prima cosa che si può notare entrando in questa affascinante tenuta è la porta falsa, inclusa nella parete esterna, che avverte già il visitatore dell’esistenza di un messaggio occulto dietro a queste mura. Difatti, subito sopra a questo muro, non lontano dal “leone verde”, incontriamo quattro figure di animali: una tartaruga, una salamandra, una lumaca ed un rospo, che rispettivamente rappresentano i quattro elementi: acqua, fuoco, terra ed aria; a sua volta rappresentano le quattro qualità primarie alchemiche: Caldo, freddo, secco, umido.
La Salamandra rappresenta l’elemento del fuoco, il fuoco sacro degli alchimisti, conosciuto anche come Zolfo nascosto, poiché esso non si manifesta mai alla vista dell’operatore alchemico. La Salamandra è anche il reagente intermedio tra l’elemento zolfo - terra - rospo ♁ e l’elemento mercurio - acqua - tartaruga ☿ (in Alchimia, si crede che lo zolfo più puro combinato con il mercurio più puro possano dare origine all’oro), quindi la Salamandra funge come elemento Sale.
La Tartaruga sorge in questo quadro con un simbolo dell’elemento acqua, e quindi mercurio filosofico, essendo tuttavia un simbolo molto raro nelle opere e trattati alchemici.
Il Rospo è il simbolo del Nigredo, o l’opera al Nero alchemica, il momento in cui la materia, ancora nel suo stato primordiale e caotico, si dissolve putrefacendosi. La figura del rospo come Nigredo è molto comune nei trattati alchilici medievali.
Diffusi un po’ per tutta la tenuta troviamo riferimenti diretti od indiretti alla lumaca, dalla chiocciola sul muro esterno, alle numerose scale a chiocciola, allusioni dirette quindi alla forma della spirale, simbolo molto comune negli studi ermetici.
Ai tempi degli antichi romani, la lumaca era un cibo molto ad uso, soprattutto come rituale durante i funerali, poiché la spirale rappresenta la resurrezione e il ritorno dei morti al mondo dei vivi.
Portone di Ferro:
Le tre porte di ferro che separano la tenuta dall’esterno possono avere varie interpretazioni nell’ambito di una lettura alchemica. In primo luogo, il ferro è il metallo emblematico del dio Vulcano, la stessa divinità è rappresentata in una statua nel sentiero chiamato ‘Passeio dos Deuses’, poco distante dall’entrata. Il numero 3 in riferimento alle porte può essere un richiamo a Ermete Trismegisto, il quale possedeva la conoscenza delle tre parti della filosofia universale (la statua più vicina al palazzo principale della tenuta , posta nell’esatto punto in cui comincia il cammino iniziatico, è proprio quella di Hermes).
Il ferro, inoltre, è un metallo molto considerato in alchimia, è uno dei sette metalli principali; il sette è anche uno dei numeri più ricorrenti nella tenuta.
I Vasi del Giardino:
Nei giardini di Quinta da Regaleira si trovano numerosi vasi decorati, alcuni presentano dei bafometti abbinati a dell’uva sulla loro superficie. Si trattano probabilmente di rappresentazioni di vasi per la vendemmia, anche se lo stesso Fulcanelli interpreta questo tipo di rappresentazioni come “vasi contenenti il vino dei filosofi, il mercurio". Un’ interpretazione ufficiale li colloca come rappresentazioni del corno dell’abbondanza di Giove.
Nei giardini di Quinta da Regaleira si trovano numerosi vasi decorati, alcuni presentano dei bafometti abbinati a dell’uva sulla loro superficie. Si trattano probabilmente di rappresentazioni di vasi per la vendemmia, anche se lo stesso Fulcanelli interpreta questo tipo di rappresentazioni come “vasi contenenti il vino dei filosofi, il mercurio". Un’ interpretazione ufficiale li colloca come rappresentazioni del corno dell’abbondanza di Giove.
Possiamo anche osservare in questi vasi delle teste di pecora, che in alchimia rappresenta la prima fase delle operazioni di trasformazione: la calcinazione.
Il Sentiero degli Dei:
Situato poco lontano dall’entrata principale della Quinta, troviamo un gruppo di statue rappresentanti divinità della mitologia greco-romana: Hermes, Vulcano, Dioniso, Pan, Cerere, Flora, Afrodite, Orfeo e Fortuna.
Hermes: figura mitologica greca, di grande importanza per l’arte alchemica, detta anche “arte ermetica”. Tradizionalmente, Hermes fu un monarca pre-faraonico, autore della Tavola di Smeraldo. La leggenda narra che incontrò Alessandro Magno nella grande piramide di Giza, proprio per questo, la statua viene posizionata all’interno della Quinta vicino alla “Casa Egizia” (Un edificio presente nella Quinta, una volta utilizzato come piscina, a simboleggiare la dissoluzione “SOLVE”), come inizio del percorso iniziatico.
Nella statua Hermes presenta uno dei simboli esoterici più conosciuti, il Caduceo; un bastone di alloro sul quale si attorcigliano due serpenti, i quali rappresentano la forza solare/maschile e lunare/femminile.
Dioniso: Questa divinità allude al Mercurio e alla conoscenza. Questo dio rappresenta la parte primordiale dell’animo umano. Racconta il mito che Dioniso nacque dall’amore di Zeus per Semele, figlia di Cadmo, re di Tebe. Hera, folle di gelosia, oltre a provocare la morte di Semele con un inganno, incaricò i Titani di ucciderlo. Del suo corpo smembrato solo il cuore rimase intatto e da quello Dioniso potè risorgere. Tutto ciò riprende l’essenza della trasformazione alchemica. Colui che intraprende la strada sapienziale della conoscenza di sé è chiamato ad una trasformazione che implica il passaggio dalla dimensione storica del tempo cronos alla dimensione trascendente dell’aion, del tempo degli dei.
Pan: Un semidio, figlio di Penelope ed Hermes, è un riferimento al principio fondamentale della cosmologia alchemica, espresso nella Tavola di Smeraldo: “Tutto è Uno”, che in greco si traduce con “ἒν τὸ Πᾶν - En to Pàn”. Tre parole, come tre sono gli elementi costitutivi della materia (Zolfo, Mercurio e Sale); Sette lettere, come sette sono i metalli alchemici, sette operazioni, sette pianeti.
Venere: La dea dell’amore, è il simbolo massimo dell’amore cosmico, insidpensabile energia che unisce gli elementi della materia catalizzando la reazione.
Orfeo: Conosciuto soprattutto per la leggenda che racconta la sua discesa negli inferi, Orfeo viene anche citato da Rufino, un autore del IV secolo che scrive: “Secondo Orfeo, esisteva dapprima una confusa mescolanza di cose, che fu detta il caos. Un caos immenso da cui tutto è nato, che non è nè freddo nè caldo, nè umido nè secco, nè tenebre nè luce, ma tutto mescolato eterno e infinito.”
È da questo caos minerale, a cui si riferiscono anche i misteri Orfici, che l’alchimista deve estrarre i composti attivi e passivi necessari alla sua opera.
Cerere e Flora: Queste dee della vegetazione e della natura incontrano alla stessa maniera diverse interpretazioni alchemiche. Flora è il simbolo della fertilità, della fruttificazione, che la materia prima subisce quando rinchiusa nel contenitore di vetro detto “uovo filosofico”, dello sviluppo quasi vegetale della materia nella sua forma più pura, conosciuta come pietra filosofale o medicina universale.
Vulcano: il primo alchimista a nominare Vulcano come patrono dell’Arte Ermetica fu Paracelso, in riferimento alla maestria con cui questo dio manipolava i metalli e la forgia.
Secondo la leggenda Venere, moglie di Vulcano, si innamora di Marte e con lui tradisce il marito nella propria camera nuziale. Il Sole scopre l’adulterio e lo rivela subito a Vulcano. Questi, infuriatosi, si vendica costruendo una rete invisibile, da legare attorno al letto disonorato. Così i due amanti, colti in flagrante durante il loro incontro furtivo, vengono intrappolati nella rete. Questa rete viene interpretata come una allusione alla fissazione, operazione mediante la quale gli opposti su uniscono e si fissano (Mercurio - Afrodite/Venere e Zolfo - Marte). In questo contesto, Vulcano sarebbe il sale dei filosofi. Narrano i miti greci che il dio Vulcano era in grado di vivere nel centro dei vulcani (si dice vivesse dentro l’Etna), sopportando grande calore, e in effetti Paracelso asserì che una delle proprietà del Sale è l’incombustibilità.
Fortuna: Questa dea è rappresentata, oltre che come statua nel cammino degli Dei, anche nel mosaico all’interno della cappella, come sette Ruote della Fortuna. Secondo Fulcanelli, la ruota si metteva in movimento come risultato di una parola (la rivelazione divina), ed ogni rotazione doveva durare quanto una vita umana completa.
Terrazzo dei mondi celesti:
In questo ampio terrazzo, costruito insieme all’entrata dei Guardiani, si trova una torre fatta costruire da Carvalho Monteiro che nella sua forma assomiglia ad uno Ziggurat sumero o babilonese.
La torre aveva come fine l’osservazione degli astri, fondamentale per il successo dell’opera alchemica.
La torre aveva come fine l’osservazione degli astri, fondamentale per il successo dell’opera alchemica.
È precisamente questo particolare che differenzia l’opera alchemica dalla chimica, orgogliosamente empirica e parallela. In realtà, l’osservazione degli astri serviva a rendersi conto del tempo che richiedeva ogni operazione, in un tempo in cui non c’erano orologi.
Esistono molti riferimenti a Cielo/Terra nella Quinta, come ad esempio la contrapposizione tra Ziggurat e Pozzo iniziatico.
Situata di fronte alla torre chiamata Ziggurat, troviamo una fontana con due dragoni, uno che rappresenta lo zolfo, il caldo e il secco, l’altro che rappresenta Mercurio, il freddo e l’umidità.
Alla base di questa fontana troviamo delle piccole sculture a forma di conchiglia, il simbolo per eccellenza di San Tiago, il santo patrono degli alchimisti medievali.
La fonte dell’Abbondanza:
Questa fontana è decorata da un bassorilievo rappresentante due pesci che intrecciano le code, richiamando il bastone di Hermes, il Caduceo, e la pietra filosofale nel suo primo stato di trasformazione: nell’acqua. Sopra di essi troviamo ancora una conchiglia a rappresentare il cammino di S. Tiago de Compostela.
In cima alla composizione troviamo quindi le lettere CM, il monogramma onnipresente di Carvalho Monteiro. Di fronte a questa fontana troviamo una terrazza a semicerchio, incastonata in essa troviamo una specie di trono, posto di fronte ad un tavolo di marmo, all’apparenza un altare. Infine, ai margini della terrazza troviamo due grandi vasi e scolpiti su di essi due figure di Baphomet.
Il Baphomet è un allegoria per rappresentare la natura (il fauno, il dio Pan) il principio femminile o lunare (rappresentato dalle corna della creatura) e il principio maschile o solare (rappresentato dalla barba appuntita della creatura, come un raggio di sole).
La presenza di numerosi Baphomet decorativi all’interno della tenuta è una conferma dell’appartenenza a qualche ordine esoterico di Carvalho Monteiro.
La grotta di Leda:
Costruita in modo da formare una camera ogivale capace di ospitare un’assemblea tanto numerosa come davanti alla fonte dell’abbondanza, la grotta vale come un’allegoria del Rebis Alchemico, ovvero il risultato del matrimonio alchemico con il fine di ottenere la pietra filosofale. Perché avvenga il Rebis si necessita di un luogo scuro e umido, come appunto la grotta di Leda.
Dal tetto pende un candelabro probabilmente funzionante a olio od a petrolio, a forma di sigillo di Salomone, la stella a sei punte.
Al centro di un laghetto troviamo la statua di Leda, con al suo fianco Giove sottoforma di cigno.
La leggenda narra che Giove/Zeus, innamoratosi di Leda, si trasformò in un cigno per accoppiarsi con lei. Leda mise al mondo due uova, dalle quali nacquero Castore e Polluce, Elena e Clitennestra.
Presente in questa statua, assente nel mito originale, è la colomba, tenuta in mano da Leda, un valore simbolico attribuitogli volutamente da Monteiro. La colomba bianca rappresenta il successo dell’unione tra il cigno (maschio, zolfo) e Leda (femmina, mercurio), per dare origine al Rebis, rappresentato da un Delfino, elemento decorativo molto presente nella tenuta.
L’Azulejo della Stazione XIV:
Questo Azulejo rappresenta la quattordicesima stazione della Via Sacra, che corrisponde al luogo di sepoltura di Gesù Cristo. Nella rappresentazione si vede una croce strana, con la scritta INRI posta su di essa, ma Cristo non è presente. Sono molto evidenziati i tre chiodi della crocifissione, che possono riferirsi alle tre Opere dell’Ars Magna, essendo Cristo nell’arte ermetica una metafora comune dell’oro alchemico. La Scritta INRI inoltre, più che all’acronimo Romano “Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum”, si riferisce all’acronimo della tradizione alchemica rosacruciana “Igne Natura Renovatur Integra”, che significa “Attraverso il fuoco la natura è completamente rinnovata”.
Il Pozzo Iniziatico:
Questo pozzo non è stato costruito con l’intenzione di raccogliere acqua ma come elemento principale di una cerimonia massonica.
L’elemento simbolico principale di questo pozzo è la discesa nel cammino sotterraneo, una sorta di discesa negli inferi che porterà poi all’ascesa verso la luce. La discesa nel pozzo è anche un’allusione alla famosa frase di Basilio Valentino
che in italiano possiamo tradurre con “Visita l’interno della terra, e rettificando (con successive purificazioni, ndr) troverai la pietra nascosta (che è la vera medicina)”, questa frase forma l’acronimo V.I.T.R.I.O.L.U.M.
“Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem (Veram Medicinam)”
che in italiano possiamo tradurre con “Visita l’interno della terra, e rettificando (con successive purificazioni, ndr) troverai la pietra nascosta (che è la vera medicina)”, questa frase forma l’acronimo V.I.T.R.I.O.L.U.M.
Vi è una sorta di invito a indagare la propria anima ed il proprio spirito per purificarsi che è un processo parallelo a quello della produzione della pietra filosofale.
L'espressione stava a indicare l'esigenza di scendere nelle viscere della terra, cioè negli anfratti oscuri dell'anima, per conseguire l'iniziazione, operando quella trasmutazione della materia nello spirito che avrebbe permesso di conseguire l'immortalità e riportare alla luce la sapienza, attraversando le diverse fasi dell'Opera alchemica, cioè nigredo, albedo, rubedo.
A tal fine occorreva appunto un acido come il vetriolo, il sale dissolvente universale, rappresentato come un leone verde, in grado di sciogliere anche la pietra più dura e provocare le trasformazioni più radicali, probabilmente il liquido più importante della Grande Opera.
Il pozzo costituiva l’inizio del rituale iniziatico, l’adepto neofita scendeva la scala a chiocciola, attraverso nove piattaforme (si dice ci sia un riferimento ai nove gironi infernali) e i ventidue archi (22 come gli arcani maggiori dei tarocchi) mentre gli altri adepti lo osservavano in cerchio sul fondo del pozzo. Raggiunto il fondo, sul quale si trova un mosaico rappresentante la croce dei templari, il neofita veniva accompagnato attraverso una porta che conduceva ad una galleria sotterranea. Qui si trovava un lavatoio a forma di vaso, a simboleggiare la prima fase di purificazione dal nigredo. Quindi il neofita veniva condotto attraverso la galleria buia, che sbucava all’altezza delle grotte e del laghetto, a rappresentare la rinascita dell’anima.
Quinta da Regaleira è una Magione Alchemica davvero unica, la sua ricchezza di simboli massonici/alchemici la rende una tappa obbligata di tutti coloro che desiderano apprendere l’Arte Ermetica.
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